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Decido di avvicinarmi alla partenza di sabato in modo da non dover fare le corse in treno alla domenica mattina, quindi dopo pranzo inforco la bici e via verso Parma. La strada la conosco bene ma ogni volta decido di provare qualche alternativa, sempre cercando di tenermi alla larga dalla via Emilia ovviamente.
Non mi allungo su per Serramazzoni o alla pietra di Bismantova ma rimango comunque raso alle colline su strade relativamente poco trafficate.

Arrivo a Parma in 90 chilometri e 460 metri di dislivello ben distribuito fino alla lunga discesa finale in direzione casa, mi concedo una passeggiata in centro, gremito nelle vie pedonali come raramente ho visto, del resto il clima è fenomenale e domani si prospetta altrettanto piacevole.
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Ci siamo, ho tolto tutto quello che non potrebbe servirmi lungo la strada e sono pronto a partire.
L’aria delle sette del mattino è gelida, mi accodo subito ad un altro ciclista per ripararmi dalla brezza ed in men che non si dica siamo alla registrazione.
Dal tabellone troviamo il nostro nominativo, il nostro numero di pettorina ed andiamo a recuperare il pacco gara.
Dall’accento sembranbo tutti locali tranne uno che non parla ed indossa una maglia di Faenza Bici, un negozio di bici di Castrenaso localizzato ad un centinaio di metri dalla casa che avevo abitato per sette anni. Ci presentiamo e subito pensiamo di aver trovato un compagno di viaggio almeno per la prima parte del percorso, fino alla prima salita.
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Mentre chiacchieriamo mi sfila davanti Andrea Paracchini, ciclocorriere bolognese che mi comunica che sarà presente in griglia anche una grossa delegazione della Ravonese, una squadra ciclistica bolognese molto affezionata alle randonnee.
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Ormai è l’ora e ci incanaliamo sotto all’arco della partenza dove ci scannerizzano il codice che dovremo convalidare nei vari check point lungo il percorso. E qui faccio il solito errore di non chiedere a che chilometri saranno i controlli ed i ristori.
Mi acodo suito assieme al ragazzo di Faenza Bici dietro un gruppo abbastanza rapido, la media è alta ma non esagerata, attraversiamo il centro di Parma e poi usciamo nelle periferie dove purtroppo il ritmo sale ed io non riesco a reggerlo a causa del rapporto fisso che mi costringe ad un alto numero di giri che oltre un certo limite è assolutamente inefficiente.
Mi sfilo e mi accodo ad un secondo treno vagamente più “moderato”, fino alla prima rampa, dove saluto anche loro e mi accosto per girare la ruota sul pignone da 19 e comincia il mio calvario
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