PRE – “Salve, la contatto da Radio Canale Italia, ci interesserebbe avere un suo contributo nel nostro programma #LiveSocial dove raccogliamo testimonianze sui personaggi più curiosi della scena social. Lei si definisce un avventuriero?”
Due giorni dopo sono su un treno in direzione Verona, dove sono recentemente stato a correre la Murder of couriers Alleycat per registrare la mia intervista, non so bene che domande aspettarmi ma spero di far bene, sarà un’opportunità per far conoscere la mia passione per l’avventura e tutti i motivi di crescita personale che ne derivano.
Tolgo le borse da bikepacking e cambio le gomme la sera prima, tolgo le odiose Vittoria Rubino Pro Endurance da 28 millimetri e monto delle ormai anacronistiche Hutchinson Fusion da 23 millimetri. La ventina di chilometri che mi separano dalla stazione scorrono sotto agli otto bar sui quali galleggio, ormai uso sempre coperture più generose ma scendendo di misura si riduce anche lo sviluppo metrico e a parità di moltiplica di trasmissione si ottiene un rapporto più leggero. Di certo tocca evitare ogni singola asperità per evitare spiacevoli pizzicature alla camera d’aria, sono infatti ormai convinto che per un peso come il mio, attorno ai 95 chili, dei 700×25 siano la misura minima accettabile per avere un certo grado di comfort ed un margine maggiore di sicurezza sulle forature da schiacciamento.
POST – I copertoncini da 23 millimetri filano rapidi ed in men che non si dica sono in stazione, di nuovo, questa volta in direzione Verona per arrivare all’appuntamento in radio per il quale a dire il vero non ho ancora preparato nulla, cercherò di improvvisare in basse alle domande che mi verranno poste, del resto a chiacchiere me la cavo abbastanza bene.
Arrivato a Verona mando un messaggio agli amici corrieri, magari ci scappa una merenda in compagnia, ed infatti in men che non si dica Filippo mi si para davanti a bordo della sua cargo bike, il tempo di un caffè e di una consegna e sono in direzione appuntamento allo sporting club, una location a dir poco inusuale per una radio ma tant’è che in fondo al parco c’è una casa ed al piano superiore incrocio altre persone pronta ad essere intervistate.
Dopo un breve questionario vengo accolto dallo speaker che mi intervisterà e scambiamo due battute per accordarci sulla scaletta delle domande. Pochi minuti e stiamo già registrando: mi presenta come avventuriero e si incuriosisce quando gli parlo delle biciclette a scatto fisso. Io parlo parlo e lui ogni tanto cambia la musichino di sottofondo. Racconto rapidamente un paio di episodi salienti e di come sono passato dall’andare a lavorare in bicicletta a le gare di ultracycling.
Un quarto d’ora passa in un momento e mi chiede di concludere con un messaggio ed io sfoderò il mio solito: “Non mollate mai, anche quando tutto sembra andare per il peggio.” Sono infatti fermamente convinto che il perseverare verso un obbiettivo sia la chiave per raggiungerlo anche quando la prova sembra troppo dura e soffriamo, renderci conto che tutto quello che di brutto ci sta capitando è solo una condizione passeggera può fare la differenza, anche accettare delle conseguenze a lungo termine può essere considerato accettabile, quello che invece dev’essere sempre ben chiaro è il nostro limite oltre al quale non vi è ritorno che può essere rappresentato da una discesa presa troppo velocemente da non riuscire a controllarla, o proseguire a pedalare nel buio quando gli occhi ci si chiudono.
Ci salutiamo con una stretta di mano e cedo lo sgabello ad un gruppo trap: sono ragazzi giovani, un paio minorenni, un po’ sorrido nel sentirli parlare ed atteggiarsi.
Raggiungo Filippo e Biagio in pizzeria dietro alla loro sede, mangiamo assieme e ci salutiamo affettuosamente, ora tocca rientrare in treno, oggi non c’è tempo per una pedalata verso casa, tocca cominciare subito i preparativi per la Massacre: un trail da 200 chilometri e 3500 metri di dislivello che promette di mettere alla prova anche i più esperti della materia, figuriamoci un novellino del fuori strada come me.
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