Come ogni anno, anche nel 2018 il circo della Red Hook Criterium arriva a Milano ed io, come ogni anno, parto in pellegrinaggio da Bologna verso il capoluogo Lombardo per omaggiare con il mio sforzo la dedizione che atleti da tutto il mondo riversano in questo ciclo di eventi. Perchè la data milanese è solo l’ultima di una serie, si comincia a New York, poi Londra, Barcelona e Milano, accumulando punti per aggiudicarsi il premio finale.
Decido di non andare su diretto per 250 chilometri ma di passare tra le colline fino a Parma dove farò tappa per la notte.
Con la GT a scatto fisso mi dirigo quindi da casa verso Serramazzoni passando per le strade secondarie grazie alla pianificazione su Komoot, raggiungo il punto più alto attraverso strade malmesse e a volte impraticabili, poi un cartello mi indica che la strada è chiusa e che le alternative sono tornare indietro o percorrere un tratto fuoristrada.
Opto per la seconda e mi faccio una bella passeggiata fra le cavedagne non percorribili nonostante le gomme generose che monto.
Tornato su asfalto riprendo un passo accettabile ma raggiungo Parma in tarda serata attraverso un’infinità di paesini che si avvicendano uno dopo l’altro.
Una volta in città, tortelli, pizza, torta e a nanna, la giornata successiva sarà lunga tra il trasferimento a Milano, le gare e l’afterparty, del resto non ho nemmeno idea sul dove dormirò, ma sono positivo e sicuro che in un modo o nell’altro una soluzione la troverò.
Al mattino sveglia tarda e via in strada. Poco dopo Piacenza parlando con un amico mi rendo conto che ho confuso le date e che la Redhook si svolgerà la sera successiva, a quel punto potevo rientrare a Parma o proseguire per Milano e cercare ospitalità. Ovviamente ho azzardato la seconda ed ho chiamato Daniel, un ragazzo rumeno che ho conosciuto durante la Transcontinental Race quest’estate sulle sponde del lago di Costanza. Avevo appena cenato ed incrocio questo tizio con due Garmin spenti che seguiva le indicazioni vocali del cellulare; dalle borse ho subito capito che era uno della TCR, ci siamo salutati e siccome andavamo nella stessa direzione abbiamo scambiato quattro chiacchiere finché a lui non è venuta voglia di farsi un bagno nel lago. Dopo il bagno abbiamo proseguito a pedalare tutta notte fino ad un calo di pressione della mia gomma anteriore, lui ha proseguito e non ci siamo più incontrati, ho scoperto all’arrivo che si era ritirato il giorno successivo, aveva tirato troppo per starmi dietro ed era scoppiato.
Incontro Daniel di nuovo a Milano, è a bordo di una MoBike del bike sharing assieme ad un gruppetto di ragazzi con le bici pronte per la gara del giorno successivo, andiamo verso il Duomo per le foto di rito ed incrociamo un ragazzo che ci invita ad una gara che partirà di lì a poco: un’alleycat pregara. Ovviamente lo seguiamo nelle strade pedonali di Milano e raggiungiamo una piazzetta dove ad aspettarci ci sono due vecchie conoscenze del giro dello scatto fisso.
Uno dopo l’altro arrivano altri ragazzi pronti a fronteggiarli nella competizione non ufficiale, ma il mio gruppo ha altri programmi, non può rischiare un incidente a poche ore dalla redhook e andiamo a cercare qualcosa da mangiare.
Ci presentiamo e scopro che sono una squadra londinese, gli East London Fixed o semplicemente ELF, dei quali fa parte un’altra vecchia conoscenza della Tganscontinental Race: Johanna, che ha corso quest’estate assieme a Marion.
Troviamo un ristorante molto accogliente e la tavolata si allarga quando si aggiunge anche Paskal. Si ride, si scherza e si raccontano aneddoti per stemperare la tensione della gara del giorno dopo. Dopo cena ci salutiamo e andiamo verso casa ad un orario molto civile, io dividerò un appartamento con Daniel e Paskal.
La mattina dopo la ricerca di una buona colazione si è rivelata più difficile del previsto, del resto i miei due coinquilini sono abituati alle English breakfast e non trovavamo qualcosa di simile. Poi ci separiamo: Paskal torna a prendere le ultime cose nell’appartamento ed io e Daniel facciamo un breve giro turistico nel centro di Milano andando verso il quartiere Bovisa dove si terranno le prove libere e la gara alla sera.
La Red Hook nasce 11 anni fa per celebrare il compleanno di David Trimble, è diventata poi una ricorrenza che si è allargata ad altre locations partendo da New York per arrivare a Londra, Barcelona e Milano. La data americana di svolge fin dalla prima edizione nel quartiere Red Hook che è fondamentalmente una zona industriale dove il percorso presenta una curva molto stretta che sarà la nota caratteristica di tutti i circuiti anche nelle altre città.
Bovisa presenta una mezza rotonda in un punto (curva 2) che si è ben prestata a disegnare la curva secca necessaria, in più viene lasciato un solo accesso carrabile e all’interno si troviamo solo pedoni e ciclisti, appassionati ed atleti, tutti a diretto contatto. I “box” delle varie squadre sono infatti aperti al pubblico e questo è un dettaglio che avvicina molto i corridori ai loro supporters.
Non bisogna infatti pensare che i partecipanti siano solo dei professionisti del pedale, originariamente è nata come una gara fra dilettanti e tale si è cercato di mantenerla nonostante negli ultimi anni la presenza di atleti professionisti di livello internazionale ha alzato moltissimo il livello della competizione rendendo quasi impossibile agli amatori di accedere alla finale.
Si inizia dopo pranzo con dei giri di prova del percorso, dove gli atleti possono studiare il le curve, il fondo e tastare un po’ il polso a qualche avversario. Nel pomeriggio si svolgono le qualificazioni: 300 corridori si fronteggiano in gruppi da 60 chiamate heat, ad ogni qualifica vengono selezionati i primi 18. A questo punto c’è un ripescaggio chiamato “last chance race” dove vengono selezionati gli ultimi 10 corridori che si aggiungeranno ai 90 delle prime heat per arrivare ai 100 che si giocheranno la finale. In pratica alcuni fanno tre gare: la heat, la last chance e la finale, una dopo l’altra creando un’escalation di adrenalina.
Già dalle prime heat il
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