Per una serie di situazioni fortuite mi sono ritrovato in sella a questo missile in lega leggera, pronto alla partenza nella Market Square di Geraardsbergen alla volta della Grecia, per la mia seconda Transcontinental Race.
La tensione è abbondantemente stemperata dal fatto che conosco la metà dei partecipanti e degli organizzatori e rivedere facce amiche mi rincuora e mi emoziona. Si ride e si scherza nella piazza, c’è la foto di rito alle ragazze che partiranno e tutti applaudiamo le prodi amazzoni delle due ruote.
La domanda che ricevo più di frequente è: “are you riding again on a fixed gear?” seguita da un sorriso di sfida. Lo sanno benissimo che quest’anno avevo preso apposta una bicicletta col cambio, che avevo spaccato il telaio e che ero stato salvato in extremis. Quest’anno per loro non sarò più l’avveturiero “Mr. Fixie” ma un molto più competitivo “Mr. Cinelli”.
Ma come sono finito a pedalare una Zydeco? Qual’è stata la catena di eventi che mi ha portato a Caleppio?
Nasce tutto dalla crepa che ho trovato sul telaio della Roadmachine che avevo scelto per affrontare la Transcontinental, del resto aveva tutte le carte in regola per essere lo strumento giusto per finire bene il lavoro. E’ un’amara delusione scoprire quella crepa a nemmeno un mese dalla partenza.
La mia testa si svuota, rimango smarrito per un momento, incredulo di fronte alla realtà dei fatti: non sarebbe stata quella la bicicletta che mi avrebbe portato in Grecia, dovevo sbrigarmi a trovare una soluzione. Prendo il telefono e contatto subito il rivenditore, mi risponde allibito di portargliela e che avremmo attivato la garanzia del produttore. Nel frattempo mando email a tutte le caselle postali del servizio clienti BMC nella speranza che qualcuno mi risponda.
Dalla Svizzera arriva questa comunicazione: il mio è un telaio di una taglia grande, quindi poco comune, appena ne avranno uno disponibile procederanno ad inviarmelo, quindi dovrò portare la bici al rivenditore che provvederà a trasferire il montaggio dalla vecchio telaio crepato al nuovo.
Questa è la prassi ma comincio a sospettare che un telaio non salterà fuori in tempo utile e preso dallo sconforto mi sfogo postando su Instagram la foto che ritrae il danno, subito comincia a ricevere apprezzamenti e commenti e finisce in bella mostra tra le foto più popolari della pagina ufficiale BMC, la mattina dopo il mio account è stato bloccato, segnalato per contenuti non idonei…
Ma ormai la foto ha girato e ricevo decine di messaggi incuriositi su come ho intenzione di organizzarmi, comincio a prendere contatti con alcuni produttori di telai artigianali, certo il tempo a disposizione è un discrimine che rende impossibile la realizzazione in tutta fretta di un telaio su misura, non tanto perchè sia impensabile saldare un telaio in due settimane ma non ho proprio margine di errore e l’attenzione si sposta su chi di bici ne ha già pronte della mia taglia, prendo contatti con Francesca, che fondamentalmente mi salva la gara.
Mi chiede che taglia porto e che tipo di bici può interessarmi, punto subito sulla Nemo, il loro modello in acciaio più indicato all’uso che potrei farne, purtroppo non è momentaneamente disponibile quindi ripiego sulla Zydeco in alluminio e attendo un appuntamento per vederci di persona.
Ho conosciuto Francesca in occasione del Bicycle Adventure Meeting a Mantova, la mia ragazza aveva raggiunto il luogo della manifestazione da Trento mentre io ero risalito da Bologna con la bici carica dei miei bagagli e della tenda, avevo posizionato tutto sull’asse anteriore della Geo, il che rendeva particolarmente buffo l’insieme. Arrivando vicino al palco sono sfilato a fianco degli stand e mi si avvicina una signora con la macchina fotografica che mi chiede di fare una foto alla mia composizione ciclistica, mi chiede poi anche come mi chiamo in modo da taggarmi eventualmente sul suo canale Instagram, il mio nome non le è nuovo ma non sa ricordare dove lo abbia già sentito, di sicuro non ha mai sentito parlare della Transcontinental Race e le dico che sono al BAM assieme alla mia ragazza per fare un intervento riguardante un nostro progetto comune di viaggio attorno al Mediterraneo. Mi mostra allo stand Cinelli la nuova serie di Geo in alluminio, con i perni passanti per i mozzi, la possbilità di montare gomme plus da 29″ e la trasmissione monocorona, dettagli che la portano al passo con gli standard odierni.
Ma ormai è ora ora di andare sul palco del BAM e quel breve scambio di battute è stato l’inizio della mia esperienza con Cinelli.
Sono passate settimane dal BAM a quando ho crepato il telaio ma attraverso Instagram siamo riusciti a riallacciare i contatti e dopo qualche giorno vengo convocato a Milano. Prendo il treno e mi presento in stazione con la Brooks sottobraccio, la mia intenzione è infatti quella di rientrare a Bologna in bici per fare emergere subito le eventuali magagne e cominciare le regolazioni dell’assetto.
La Francesca si fa trovare fuori in macchina per accompagnarmi a Caleppio, dove ha sede l’Azienda, facciamo due chiacchiere lungo la strada, del resto ci conosciamo poco e approfittiamo di questo momento. In Cinelli vengo accolto da Yama con una composizione personalizzata che mi fa sentire subito coccolato.
Mi accompagnano da Willy, il meccanico che ha effettuato il check alla Zydeco che mi verrà affidata, scambiamo due battute e mi fa le sue raccomandazioni sulla bici, mi dice di avere ingrassato tutto e mi riempie le tasche di ricambi che potrebbero servirmi.
Nel frattempo Francesca mi ha preso le misure ed è andata a recuperarmi uno stock di abbigliamento impressionante tutto firmato Cinelli, c’è un po’ di tutto, dai calzini ai guanti passando per i pantaloncini ed il jersey, i braccialetti ed il cappellino, per finire con una maglietta per la mia ragazza, dettaglio che mi ha letteralmente conquistato.
Sul cancello incontro anche Antonio Colombo e rimaniamo d’accordo per un incontro al rientro dalla gara per fare il punto della situazione, del resto ho altri progetti in ballo e Cinelli mi sembra il partner giusto per portarli avanti.
Mi metto in sella e nei 250 chilometri del rientro mi rendo conto che alcuni particolari saranno da rivedere, nello specifico: gomme, cerci, trasmissione e manubrio. Faccio subito presente il mio desiderio di apportare modifiche alla bici e mi viene fatta una proposta ancora più allettante: riportare la bici in Azienda, prendere un telaio ed una forcella nuovi e montarla secondo le mie specifiche.
Stento a credere a quello che sta succedendo, la disponibilità nei miei confronti è incredibile, riporto la bici, monto una nuova Zydeco secondo le mie specifiche e torno di corsa a Bologna pronto a fare le ultime modifiche ed equipaggiarla per la gara.
Come borsa telaio avrei puntato su un modello su misura ma l’Apidura da 14 litri sembra cucita addosso alla Zydeco e visti i tempi sempre più stretti la scelta ricade sul noto marchio. Comincio ad uscire tutti i giorni in assetto completo per rendermi meglio conto di cosa si possa migliorare per rendere la bici più perforante.
L’unico giro lungo lo faccio tra Imola e la riviera, andando a recuperare nel contempo un paio di cerchi più robusti ed indicati alla Transcontinental. A pochi giorni dalla partenza mi incontro con l’altro Trascontinental Racer felsineo, Lorenzo Gamberini, per confrontarci sull’attrezzatura preparata, con tanto di bilancia per pesare i vari pezzi, ed realizziamo che la Zideco in alluminio e la Lightweigt in carbonio, complete di tutta l’attrezzatura, finiscono per pesare uguali.
Non si può proprio dire che questa sia una Zydeco di serie, è stata pesantemente rivista nella meccanica ed il telaio si è adeguato perfettamente ad accogliere le nuove componenti, solo non mi sono azzardo a forarlo nella parte bassa del tubo obliquo per aggiungere un secondo portaborraccia, mi afido al supporto universale dalla Decathlon, che ha sempre dimostrato un’incredibile affidabilità se rinforzato con qualche giro di nastro isolante.
Il movimento centrale è uno Shimano XTR, robusto e leggero; la guarnitura è una Sram con pedivelle lunghe 175 mm provvista di corona NoBrand ovale narrow/wide da 38 denti. Preferisco una ovale perchè la sensazione sulle lunghe distanze è di minore affaticamento alle articolazioni. Come catena monto una KMC 11V Super Light, nonostante sia un elemento alleggerito nelle maglie e nei perni mi sono sempre trovato bene con questo modello che ha sempre dimostrato di mantenersi efficiente a lungo; ho spezzato parecchie catene ma mai una di queste. Il trittico della trasmissione è completato da un paco pignoni SunRace 11V con pignoni ce vanno dall’11 denti al 42.
La trasmissione è comandata da un deragliatore Apex e delle leve Sram 11V da strada con le leve in carbonio, il peso è assolutamente da record se paragonato a qualsiasi altra coppia di leve cambio da 11 velocità. Preferisco i comandi Sram per due motivi: la leva del freno è una leva del freno e non ha altre funzioni accessorie che la possono rendere più fragile, la leva del cambio è unica e fa salire una marcia al primo click mentre la fa scalare premendola più a fondo, le cambiate multiple sono facilmente controllabili con una serie di click leggeri per scorrere tutta la cassetta a salire oppure premendola a fondo per scalarne anche tre alla volta, una volta regolato non sbaglia un colpo.
Come manubrio recupero l’Easton che avevo usato alla Transcontinental Race nel 2017 che ha una larghezza di 460 centro/centro, questo garantisce un maggiore controllo dell’anteriore in fuorisella soprattutto su terreno irregolare e in caso di eccessivo affaticamento, tipico delle gare sulle lunghe distanze dove le mani tendono a perdere di sensibilità. Come nastro passo dal Cinelly Chubby a doppio spesso re usato nel 2017 al Cinelli ??? di colore viola che nonostante il singolo spessore garantisce un ottimo livello di comfort ed una presa più sicura grazie ad un diametro inferiore.
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